La Età contemporanea è il periodo storico che inizia con la Rivoluzione industriale e giunge al presente.
L'inizio dell'età contemporanea[]
L'inizio del periodo storico più recente non è del tutto preciso. Sebbene l'inizio venga normalmente attribuito alla Rivoluzione Francese (1789) o la Rivoluzione industriale, ci sono anche diverse interpretazioni, come il Congresso di Vienna (1815 - sconfitta di Napoleone e riassetto dell'ordine europeo) 1789 – nascita del primo stato nazionale borghese moderno), il 1918, il 1945 e il 1870, quest'ultimo anno segna la della presa di Roma da parte del Regno d'Italia, ma anche la battaglia di Sedan, che avrebbe poi condotto alla nascita del II Reich tedesco.
Le teorie sono molteplici e il dibattito storiografico sulla periodizzazione dell'età contemporanea è ancora vivamente aperto; la datazione canonica è comunque quella che parte dal Congresso di Vienna.
Benedetto Croce riferendosi proprio alla periodizzazione della storia contemporanea disse: «ogni storia è storia contemporanea», in quanto lo storiografo che scrive vive nel mondo attuale così come anche il pubblico cui lo storiografo si rivolge.
Lo sviluppo industriale e la nascita del Regno d'Italia[]
Tra il 1760-1780 e il 1830 nasce in Gran Bretagna la rivoluzione industriale, ovvero un rapido mutamento del sistema di produzione manifatturiera. Questo grande mutamento si è successivamente sviluppato in tutta Europa, colpendo prevalentemente il settore tessile-metallurgico e comporta l'introduzione della spoletta volante e della macchina a vapore. L'Italia ha iniziato a subire i primi effetti della rivoluzione industriale nella prima metà dell'800. La frammentazione dei territori nella penisola italiana, infatti, non contribuiva ad un rafforzamento della produzione Italiana. I primi effetti si ottennero con l'unità nazionale.
Nel frattempo, in Francia, Napoleone venne sconfitto definitivamente a Waterloo nel 1815, data che segnò la fine dell'età moderna. Al Congresso di Vienna l'assetto dell'Europa venne ridefinito e iniziò il processo di consolidazione degli stati nazionali, che sarebbero diventati in breve i protagonisti della politica europea. La restaurazione delle forme di potere antecedenti alla Rivoluzione francese, negli anni dal 1815 al 1848 tentò invano di soffocare le aspirazioni liberali e nazionali delle popolazioni europee suscitate dalla Rivoluzione francese.
A queste si aggiunsero sia le trasformazioni sociali legate alla Rivoluzione industriale, sia la rinascita di spinte nazionalistiche che mal tolleravano forme di governo sempre più lontane dalle esigenze popolari. Come conseguenza, il periodo tra il 1815 ed il 1848 fu segnato da una serie di moti rivoluzionari.
Nel 1848, anno della primavera dei popoli, Karl Marx pubblicò il Manifesto del Partito Comunista. Marx ebbe un ruolo chiave nella formazione politica della sinistra italiana ed europea, iniziando idealmente l'era della diffusione di massa delle ideologie politiche: socialismo, anarchismo, primo nazionalismo. Nel 1864 nacque a Londra la Prima Internazionale, che s'ispirava ai principi del Manifesto, ma chiuse nel 1876.
Nella seconda metà del secolo ci fu una serie di guerre che ebbero, tra i maggiori risultati, la nascita di stati nazionali in Italia e Germania. Nel 1870 si svolse la guerra franco-prussiana: la Francia venne sonoramente sconfitta dalla Prussia e divenne l'unica grande potenza repubblicana in Europa. La Prussia divenne Impero di Germania e, in seguito al venir meno della protezione francese sullo Stato Pontificio; con la Breccia di Porta Pia l'Italia annetté Roma. L'unità d'Italia era avvenuta nel 1861, quando il parlamento a Torino aveva eletto re Vittorio Emanuele II di Savoia. Il Regno di Sardegna attaccò l'Impero austriaco nella Seconda guerra di indipendenza italiana del 1859 con l'aiuto della Francia, liberando la Lombardia. Nel 1860-61 Giuseppe Garibaldi con la spedizione dei mille conquistò il Regno delle Due Sicilie, permettendone l'annessione al nascente stato italiano.
Negli Stati Uniti si svolse la guerra di secessione americana, primissimo esempio di guerra moderna e in larga scala (1860-1865). I morti furono 600.000, un numero pari agli effettivi dell'esercito più grande fino allora dispiegato (quello di Napoleone in Russia).